GÜLE GÜLE di Mario Biondi
Si legge assai piacevolmente il peregrinare instancabile e curioso di Mario Biondi, scrittore e viaggiatore, a zonzo per l’area mediterranea e oltre e, a lettura ultimata, sale un benevolo mio pizzico d’invidia nei confronti dell’autore. E’ vero, alcuni dei luoghi che Biondi restituisce alla mia memoria li ho visitati anch’io, ma lui quei posti li ha girati negli anni sessanta e settanta quando viaggiare era ancora (per fortuna) esperienza di quei pochi disposti a spostarsi con ogni mezzo possibile, dormire dove capitava, rinunciare agli agi di casa propria per sentirsi cittadini del mondo in un’epoca priva di internet, di voli charter o low cost e con molte più barriere culturali e geografiche a dividere il mondo.
Mario Biondi ci incanta col suo narrare semplice, scorrevole. Trasmette tutto il suo patrimonio di cultura e di ricordi nelle pagine di questo libro che ci porta a scoprire i bagni turchi, le lunghe strade percorse in lungo e in largo nella polvere dell’Anatolia al limite di ogni sfida a bordo della sua Alfa, le sabbie sahariane, la cultura zoroastra nell’antica Persia, la magia di Istanbul, i colori del deserto giordano, le disavventure egiziane. A tratti il libro (TEA, pp. 247, € 8,40) diviene una piacevole guida turistico-culturale che non ha eguali per spirito e dettagli e così l’intera Anatolia o l’antica Costantinopoli sembrano non riservarci più alcun segreto tra le pagine di un libro dove tanta esperienza di viaggio si unisce con un innato senso dell’umorismo dell’autore quasi che “sorridere” (güle güle, in turco, significa “sorridi, sorridi”, ovvero “Buona fortuna”) possa divenire l’atteggiamento più naturale e sincero per confrontarsi con le altre culture.
Recensione di Stefano Politi Markovina
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