FARFALLE SUL MEKONG di Corrado Ruggeri
Leggendo il libro sulle strade della Thailandia mi chiedo se mi sarei lasciata coinvolgere nello stesso modo dalle delicate e dolci parole di Corrado Ruggeri anche se fossi stata a casa. La risposta è “assolutamente si”. L’autore con semplicità riesce a evocare le sensazioni, gli odori e i colori di un mondo davvero profondamente lontano dalla mentalità occidentale, ma cerca di farlo da viaggiatore disilluso, non da turista a cui si può propinare di tutto, e la definizione delle danze thai (“confesso di non amarle molto, sono come i balletti indiani o l’opera cinese:tre minuti bastano per tutta la vita, le repliche sono una devastazione dell’animo”) ne sono un chiaro esempio. Il suo modo di viaggiare è un pieno immergersi nella cultura locale, cerca di capire la realtà Thailandese (e in seguito quella vietnamita, ancora più complessa perchè con una storia devastante alle spalle) anche attraverso persone che si sono innamorare della diversità orientale e hanno deciso di cambiare radicalmente la loro vita per un mondo che sarà anche più rigido , ma sicuramente affascinante per paesaggi e cultura.
Il Vietnam è un viaggio ancora più impegnativo dal punto di vista emotivo, anche perchè viene affrontato con e grazie a Duong, una guida malinconica con un passato impegnativo nelle fila alleate con l’esercito americano, che “guarda al futuro ma pensa sempre al passato: i ricordi sono la sua rovina”. Grazie a lui riesce a vedere posti storici e a partecipare come “ospiti speciali” a un vero matrimonio vientnamita.
Il libro (Feltrinelli, pp. 248, €7,50) è piacevole e coinvolgente anche per la modalità di scrittura semplice e colloquiale, ma lasciano perplesse alcune contraddizioni (mangiare il cane con una tribù delle montagne Thailandesi e poi chiedere di cambiare la camera rumorosa nel super albergo in centro a Saigon): l’amore e la voglia di immergersi nel mondo reale oltre il turismo di questo paese sono indiscussi, solo è chiaro come l’autore e sua moglie non riescano a scrollarsi di dosso convenzioni occidentali e l’assoluto bisogno di confort. Da leggere se si deve partire o se si sente la malinconia dopo essere tornati.
Recensione di Paola Annoni
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