BANGKOK di Lawrence Osborne
Bangkok non è una città da visitare, è una città da vivere, da respirare, in cui bisogna immergersi e lasciarsi travolgere: l’importante è perdersi nelle vie confuse e non stupirsi davanti alle loro stravaganti abitudini. “Bangkok” di Lawrence Osborne (Adelphi, pp. 269, € 20,00), non è il classico libro che esalta il romantico mito orientale, la tradizione e l’esotico, è uno squarcio sulla vita vera, è attingere a piene mani nel loro mondo senza essere trattatati da farang. Sono racconti autobiografici (di fantasia o meno) delle sue frequenti lunghe visite da esule nella città in cui si può sparire, diventare nessuno e lasciarsi rapire. Squallidi angoli bui (il mattatoio cittadino visitato di notte,o i centinaia di bar e locali con tanto di categorie diverse di ragazze da usare), lampi di cultura thai (“I thai credono che ogni edificio abitato da qualcun’altro prima di loro sia potenzialmente infestato da fantasmi… piuttosto preferiscono abbatterlo e costruirne uno nuovo”), compagni di sbronze farang improbabile, cibi disgustosi (insetti e bacherozzi venduti dagli “spiritelli del cibo nutturno”), missionari che hanno trovato l’amore nella città del peccato e un’infezione quasi mortale che gli ha fatto conoscere il folle mondo degli ospedali thailandesi: sono questi gli ingredienti base di un racconto confusionario e frammentato, ma che non zoppica perchè sostenuto dall’ottima capacità di tenere alto il livello di curiosità per un mondo che ti stupisce ad ogni pagina.
E’ il profondo amore che Osborne nutre per questa società “permeata di magia” il segreto per contagiare il lettore, che inevitabilmente vorrebbe essere uno dei suoi eccentrici compagni di viaggio. Lo stile di scrittura è faticoso ma non stanca perchè condito da un linguaggio scurrile che si intona con l’ambiente. Consigliato a chi pensa che la Thailandia sia solo templi e prostitute.
Recensione di Paola Annoni
[ratings]