LA CINTURA DI FUOCO di Alberto Bagus
La cintura di fuoco è il primo di una serie di romanzi che raccontano il mondo visto e vissuto da Alberto Bagus. L'autore è al tempo stesso la voce narrante e il personaggio dei suoi libri. Bagus, “l'uomo buono” così come lo tradurrebbero in Indonesia, nasce nel momento che precede l'evento liberatorio dell'imminente partenza, quando chiude lo zaino da sei chili che si porta appresso nei suoi viaggi e si imbarca sull'aereo che lo porterà a destinazione.
Magro, lo sguardo torvo e il pensiero aguzzo come la lama del coltello di quei pirati che percorrevano molte delle sue rotte, Alberto Bagus è uno sconosciuto Indiana Jones, grande avventuriero, anche se a detta sua, poco avventuroso, o per usare una sua espressione “andrei volentieri sempre in prima classe ma a volte si trova solo una canoa e un remo”. E' un uomo d'altri tempi, un esploratore cresciuto a pane e libri, ricco di quei valori che hanno ancora solo le persone che non sono nate con le tasche piene di denaro. Già dalla prima pagina si definisce un “uomo in fuga”. Da cosa fugge, egli non lo dice, ma dai pensieri che traspaiono tra le righe dei suoi racconti, è facile intuire che fugga dalla realtà effimera di una società dominata dai media, dai gossip, dall’apparenza e dalla conseguente assenza di sincere relazioni umane.
Il viaggio in paesi lontani, mondi a noi paralleli, diventa per il protagonista e poi per il lettore che lo legge, un'opportunità di crescita interiore. Pur percependo nei suoi racconti una sottile vena di pessimismo, appare evidente che ciò che muove Alberto Bagus è l'amore per la vita, vita di cui egli cerca disperatamente una forma a lui più simile tra popolazioni apparentemente primitive, in società dove per l'uomo appare normale aiutare una donna sconosciuta e dove ogni donna trova normale ringraziarlo con tutta se stessa, poiché solo nella semplicità, nella naturalità dei comportamenti umani si cela l'essenza della nostra esistenza.
Ogni suo viaggio inizia con l'acquisto di una carta geografica, passa attraverso lo studio attento della storia, delle usanze e persino della lingua per poi prendere forma attraverso un semplice biglietto aereo. Viaggia da solo in territori sconosciuti e l’unica guida che utilizza sono i fili invisibili della grande rete, che utilizza come fossero lunghi tentacoli esploratori da cui si fa precedere. Così raggiunge i posti più remoti, spesso senza aver alcun’idea di come c’è riuscito ed alla fine ogni luogo è per lui l’emozione genuina della sorpresa, che poi diventerà una pagina di un libro, ed è a quel punto che anche il lettore ne viene a conoscenza, perché Bagus è molto bravo a rendere parole quelle emozioni. Poiché è un uomo semplice, mentre li racconta i suoi viaggi sembrano facili ma a ben guardare non lo sono affatto. Attraverso questa esplorazione quasi sistematica del ricchissimo patrimonio artistico e culturale delle sue mete, Bagus ci dona un prezioso sguardo sull'universo variegato del pensiero e delle culture umane.
La cintura di fuoco narra un viaggio attraverso Malaysia, Indonesia e Filippine, con una minuziosa descrizione dei luoghi e della gente che Bagus incontra, ma il libro non è un diario. E’ una scatola di ricordi in cui, ogni volta che si apre, si trova qualche pensiero nuovo che in prima lettura era passato inosservato e alla fine si scopre che quanto vi si legge è solo la superficie esterna di un viaggio interiore che le pagine del romanzo ci portano a fare. Un libro da leggere ma soprattutto da rileggere. In qualche modo, Bagus riesce a far prendere coscienza al lettore di come le diverse culture inquinino l'individuo, e di come nei momenti in cui si pensa e si agisce da persone libere, ci si senta felici e si ha coscienza del perché si è al mondo. Basta una donna che per dormire ha bisogno dell'abbraccio di un uomo, anche se è uno sconosciuto, o il contatto fisico nella folla perché l'Indonesia è un paese densamente popolato, o il cercare durante il viaggio la compagnia di una qualche donna perché uomini e donne siamo esseri complementari che si appartengono, per accorgersi di essere liberi. La libertà è poter fissare in un museo dei ricordi e non necessariamente delle forme d'arte, la libertà è poter godere d’immagini negate dalla religione, la libertà è sentirsi al sicuro tra le braccia di uno sconosciuto o potersi intristire per comportamenti innaturali.
Nel libro si incontrano diverse culture e religioni, descritte attraverso quanto si tramanda nelle architetture e nei musei, e ciò che più sorprende nella descrizione che ne fa Bagus, è che lui è un viaggiatore senza pregiudizi che non filtra con la propria cultura ciò che vede e poi racconta. Forse ci sta dicendo che i momenti di felicità sono quelli in cui dei nostri pregiudizi ci si riesce a liberare.
Recensione di Luisa Degrassi
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