LA LUNGA ROTTA di Bernard Moitessier
"La scia si allunga, di giorno bianca e densa di vita, di notte luminosa come una chioma di sogni e di stelle. L'acqua scorre sulla carena, e romba, canta, sussurra, secondo il vento, secondo il cielo, secondo il tramonto che sia stato rosso o grigio. C'è rosso di sera da parecchi giorni, e il vento canterella nell'attrezzatura, fa sbattere ogni tanto una drizza contro l'albero, passa sulle vele come una carezza, e prosegue verso ovest e Madera, mentre Joshua scende a 7 nodi verso sud, nell'Aliseo. Vento, mare, barca e vele formano un tutto unico, compatto e diffuso, senza principio né fine, che è parte e tutto dell'universo, di questo mio universo. Guardo il tramonto, respiro l'aria dell'alto mare, e il mio essere si schiude, la mia gioia vola così in alto che nulla può raggiungerla. In quanto alle cose che talvolta mi turbavano, non hanno alcun peso di fronte all'immensità di una scia vicinissima la cielo, e colma del vento marino, che è immune da moventi comuni e meschini."
Dopo aver letto soltanto l'inizio della lunga rotta è difficile, per qualsiasi altro uomo che vada per mare, scrivere in prosa del marinaio solitario, della barca e del suo elemento. Un prologo che è una sintesi completa ed efficace del seguito del libro. Il libro è il racconto di un uomo, Bernard Moitessier, e la sua barca di 12 metri, Joshua, durante una gara epica, la Golden Globe del 1968: la navigazione del globo in solitario, senza scalo e senza assistenza, passando dai tre capi, Capo di Buona Speranza in Sud Africa, Capo Leeuwin in Australia e capo Horn in Sud America, partendo e arrivando nello stesso posto. La regata fu organizzata dal Sunday Times dopo che si seppe che già un paio di navigatori, i due francesi Bernard Moitessier e Loick Fougeron, avevano manifestato pubblicamente l'idea di voler compiere questa impresa. Partirono in nove: sei inglesi, due francesi e l'Italiano Alex Carozzo. Una gara che si dimostrò subito dura, tanto che in cinque si dovettero ritirare per gravi avarie alle proprie imbarcazioni nell'oceano Atlantico, senza nemmeno riuscire a doppiare il primo capo, il Capo di Buona Speranza.
Moitessier, partito da Plymouth il 22 agosto 1968, inizierà con grande regolarità a macinare miglia e miglia con la sua barca, nel rispetto di un patto stipulato dalla stessa barca col suo comandante: "Dammi vento e ti darò miglia!". Nelle pagine de La lunga Rotta Moitessier racconta delle sue piccole e grandi incombenze quotidiane. La preparazione della barca di fronte all'arrivo di una burrasca, o di una sigaretta in mezzo all'oceano. Degli incontri con gli animali tra le onde e della compagnia degli uccelli d'alto mare. Ma pian piano scorgiamo un progressivo trasformarsi dello scrittore che, nel lento trascorrere dei giorni sul mare, rivede la sua esistenza, dalla giovinezza in indocina al ritorno, anni più tardi, in Europa; un percorso interiore che lo porterà scandagliare la parte più profonda e nascosta della sua anima. Intanto la gara continua; Moitessier è lì davanti, ma non sa nulla degli altri concorrenti, non avendo a bordo una radio per comunicare col resto del mondo. Elgi non lo sa, ma probabilmente, continuando col suo passo, potrà vincere la regata. Tuttavia, nel febbraio del 1969, doppiato l'ultimo dei tre capi – Capo Horn – in Moitessier, si fa più distinto un pensiero: il risultato del lavoro che i lunghi mesi in mare hanno compiuto sull'uomo; "Si continua ugualmente, perchè si sa che bisogna continuare, anche se non si capisce più il perchè…", il navigatore è combattuto, dopo tanto tempo in navigazione è cambiato e in fondo non riesce a capire più il senso del suo andare per mare. Certamente per lui non si tratta più di una regata.
Si trova in oceano Atlantico, dove era gia passato molti mesi prima per il giro del mondo; poche settimane ancora e, probabilmente, il premio del Sunday Times sarà suo. Ma dentro di sé si sta compiendo una lotta esistenziale "Rotta a nord! Non significa abbandonare, è semplicemente assennatezza…". Fino alla scelta definitiva: "Ho rimesso la prua verso il Pacifico. … Non ne posso più dei falsi dei dell'Occidente, sempre in agguato come ragni, che ci mangiano il fegato, ci succhiano il midollo. E sporgo querela contro il mondo moderno. Il mostro è lui. Distrugge la nostra terra, calpesta l'anima degli uomini. … Dio ha creato il mare e l'ha pitturato d'azzurro affinché sopra al mare si stia bene. E sono qui, in pace, con la prora puntata ad oriente, mentre potrei trovarmi a fare rotta a nord, con un dramma nell'intimo. Il tempo è bello, la scia di srotola dolcemente. Accoccolato a gambe incrociate nel pozzetto, guardo il mare ascoltando la nota cantata dalla prora. E vedo un piccolo gabbiano posato sul mio ginocchio." Moitessier decide di abbandonare la regata e continuare a navigare, verso oriente: "Tutto è in ordine. Sento in me una gran pace, una gran forza. Sono libero. Libero come non lo sono mai stato. Unito a tutti e solo di fronte al destino." Avvicinandosi a Capo di Buona Speranza lancerà, insieme a filmati, lettere per la famiglia e cassette registrate, un messaggio "da telegrafare a Robert, del Sunday Times: Caro Robert, Capo Horn è stato doppiato il 5 febbraio e siamo al 18 marzo. Continuo senza scalo verso le isole del pacifico perchè in mare sono felice e forse anche per salvarmi l'anima…."
Poche righe che faranno subito il giro del mondo. La regata verrà vinta dal Knox-johnston con la sua barca in legno, Suhaili; fu anche l'unico a compiere l'intero giro del globo. L'inglese Tetley a bordo di un trimarano subirà un'avaria che lo costringerà a ritirarsi quando era già sulla via del ritorno; mentre dell'ultimo partecipante Crowhurst, la figura più enigmatica della regata, si ritroverà l'imbarcazione alla deriva senza nessuno a bordo; i diari rinvenuti in cabina sveleranno non si era mai allontanato dall'atlantico.
Bernard Moitessier continuerà un altro mezzo giro del mondo, gettando infine l'ancora a Tahiti, dove nei mesi successivi trasporrà i suoi appunti del diario di bordo nel libro La Lunga Rotta. La Lunga Rotta è probabilmente uno dei libri più letti dai navigatori (e non solo) che almeno una volta nella loro vita hanno sognato di non tornare al porto di partenza. Il libro trasporta il lettore nella barca in pieno oceano, accanto a Bernard Moitessier, per miglia e miglia tra tecnica marinara e spiritualità, in un'atmosfera magica e sognante, fino all'ascesi finale. Si potrà rileggere cento volte, ma questo libro susciterà ogni volta nuove suggestioni! Vietato: a chi è in dubbio sulle proprie scelte di vita.
Recensione di Gianleo Di Seclì