IL VIAGGIATORE MALDESTRO di Mark McCrum
Dopo un iniziale attimo di panico in cui qualsiasi lettore, con un minimo di mondo scoperto alle spalle, si trova pensando a quante gaffes può aver fatto, si scopre che Il viaggiatore maldestro (Einaudi, pp. 228, € 16,00) è un ottimo manuale per essere a proprio agio in qualsiasi situazione in ogni angolo del pianeta.
Il libro è diviso per sezioni, dal primo incontro (saluti e gestualità), a tutto ciò che bisogna dire e non dire nelle occasioni formali e non, come vestirsi e cosa portare in dono (tipologie di fiori compresi), un lungo capitolo sul mangiare (e sullo stare a tavola), feste (soprattutto matrimoni), festività locali di tutto il mondo e ovviamente i delicati argomenti malattia e morte. Il tono di ogni tema trattato è sempre spiritoso: solo se si pensa a dove e come sedersi a tavola nei diversi paesi ci viene voglia di stare in piedi per non cadere in errore. E’ abbastanza chiaro che per quello che riguarda tradizoni e usanze il mondo (anche solo l’Europa) non è poi così globalizzato.
Anche solo tra inglesi e americani possono esseci grandi incomprensioni addirittura sulla lingua: “Gli inglesi che vanno negli States dovrebbero stare attenti a non dire mai a nessuno “could I bum a fag off you?”: per gli americani non state scroccando una sigaretta, ma un omosessuale. Spesso si fatica ad ambientarsi in undeterminato contesto perchè anche solo le modalità di conoscenza sono stravaganti: “gli argentini possono criticarvi in modo sorprendentemente pesante per il vostro peso o per gli abiti che avete scelto, ma non offendetevi: significa solo che vi sentono a loro agio con voi”.
Il libro è carico di aneddoti e storielle, è fondamentalmente un libro per viaggiatori curiosi ma attenzione: l’autore è inglese e leggere gli aneddoti o le regole “italiane” (“tagliare il pane con il coltello è maleducazione”, ”il concetto di “bella figura”, “gli italiani si vestono e si truccano anche solo per fare una capatina in un paio di negozi” o definire “pagare alla genovese – calcolare la spesa precisa per ciascuno – una bella ingiustizia per i genovesi, come se fossero meno generosi degli altri compatrioti”) ci fa pensare che forse alcune regole rigide vanno prese non così alla lettera.
Il libro è piacevole, forse più da leggere a spizzichi e bocconi che tutto d’un fiato perchè, anche se divertente, è un lungo elenco.
Recensione di Paola Annoni
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Ho fatto un errore terribile, volevo dare il miglior voto anche a questa recensione, e invece mi è partito il click…. cancellate questo voto, ve ne prego…