VIAGGI E ALTRI VIAGGI di Antonio Tabucchi
Prevenuta, come sempre. Come ogni volta che prendo in mano il libro di un autore famoso e di cui si legge nella piega di copertina “Proposto dal Pen club italiano all’accademia di Svezia quale candidato italiano per il Nobel di letteratura”. E invece ecco, una bella sorpresa paragonabile a una calda giornata di sole in pieno inverno. Di una semplicità disarmante, condito con una sensibilità delicata per i dettagli. Dimenticatevi parole pompose (anche se le descrizioni come quella di Gaudì – “il geniale architetto modernista la cui concezione dello spazio sembra appartenere più alle libere associazioni dello stato onirico che alle leggi di Euclide” – sono davvero da palato fine), in queste pagine ci si innamora di piccoli capitoli e frasi che finiscono magari con un familiare “si sta bene”.
Ha quasi i tratti di una guida turistica (ci accompagna tra Firenze e Bombay, Australia e Lisbona e un’innumerevole quantità di altri paesi), ma con quella rara capacità di stimolare curiosità e voglia di partire, che a lui sicuramente non mancano.
Sdogana la figura del turista, ci fa sentire sulla pelle e capire cos’è la Saudade, ci accompagna tra le strade di Buenos Aires con Borges, ci ricorda che “peccato che la vita sia una sola” e che “è un mistero, e a volte fa spavento”. Mi piacerebbe darne una definizione sua, ma l’unica che mi viene in mente è solo… bello.
Sconsigliato a chi ha in cantiere il sogno di scrivere un libro, perchè questo, penso, sia quello che ognuno di noi avrebbe voluto scrivere.
Recensione di Paola Annoni
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