ORME. UNA DONNA E QUATTRO CAMMELLI NEL DESERTO AUSTRALIANO di Robyn Davidson
Fino a dove si può spingere la tenacia di una donna che cerca di raggiungere il suo sogno? Robyn Davidson sembra insegnare che si può sopportare davvero tutto per un obiettivo, anche se dai contorni folli. Il progetto è nel titolo, attraversare il deserto partendo da Alice Springs per arrivare al mare, attraversando l’arido e pericoloso bush australiano. Ovviamente con un budget pari a zero.
Dopo un lungo periodo di addestramento (suo e dei cammelli che riesce ad ottenere dopo mille peripezie tra solitudine e un maestro la cui miglior dote è la cattiveria) riesce a imbarcarsi nella sua impresa, con un’organizzazione a dir poco precaria e un inaspettato finanziamento dal National Geographic (e un ingombrante ma sensibile fotografo): lei, il suo cane Diggity e i quattro cammelli: Dookie, Bub, Zelieka e il suo pestifero figlio Goliath. Il suo obbiettivo primario però non è scrivere un libro, o un pezzo, ma solo superare sè stessa. Non è una super donna, non si atteggia a coraggiosa, ma la diventa. Ogni passo, ogni miglio superato diventano insegnamenti, soprattutto grazie al contatto con il tanto contestato mondo degli aborigeni che vivono nell’entroterra del continente. Per una parte del viaggio viene accompagnata da Eddie, un ometto autoctono che le insegna come loro riescano ad essere “in perfetto rapporto con se stessi e con la propria terra”, le insegna le tradizioni, le insegna a camminare in armonia con il mondo.
Il tema del rapporto con le popolazioni locali, nonostante il viaggio sia stato fatto nel 1977 è assolutamente attuale: l’emarginazione, le tradizioni che dall’uomo bianco vengono interpretate come mera ignoranza. E’ un viaggio attraverso il bush, attraverso il mondo aborigeno, ma soprattutto un viaggio di crescita per sè stessa, un viaggio di autoaffermazione in cui la conquista centrale è la certezza di aver imparato l’amore e la libertà, grazie alla solitudine. Consigliato a chiunque pensi che il sesso femminile sia quello debole.
“Avevo capito che l’amore vuole il meglio possibile per coloro che ami, anche se ciò esclude te stessa… Avevo capito la libertà e la sicurezza. Il bisogno di distruggere le convenzioni. Essere liberi significa imparare, mettersi continuamente alla prova, scommettere. E non è un gioco sicuro. Avevo imparato a usare le mie paure come scalini per procedere avanti e non come ostacoli – e soprattutto avevo imparato a ridere”.
Recensione di Paola Annoni
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