IL TURISTA NUDO di Lawrence Osborne
Cosa significa “altrove”? E soprattutto dove si trova “l’altrove”? Certo, geograficamente si indica come Asia, America e tutto ciò che si conosce e culturalmente si studia, si legge, tutto quello che non si trova nei nostri luoghi abituali. Ma quello che intende Lawrence Osborne per “altrove” è ben diverso, è qualcosa di incontaminato, primitivo, praticamente ancora ignoto. E’ un luogo dell’anima, prima ancora di materializzarsi in tutto il resto, è ovunque siamo, dentro di noi, è una caricatura, un’allucinazione, una proiezione delle nostre fantasie. Osborne si pone delle domande e alla fine riesce a darsi delle risposte, critica obbiettivamente la nostra realtà globalizzata e massificata dal business del turismo, consapevole del fatto che “per quanto lontano uno fugga, troverà sempre un tour operator ad aspettarlo”. Così, dopo una dettagliata valutazione, sceglie una meta e inizia un viaggio alla ricerca del suo “altrove” a cui da un nome: l’isola di Papua Nuova Guinea, un regno perduto fatto di isole sconosciute, abitata da tribù misteriose e pericolose, un luogo integro dove ritmi e abitudini sono scanditi e in perfetta armonia con la natura che li circonda.
Parte alla volta dell’isola indonesiana concedendosi diverse tappe intermedie e alquanto contaminate: Dubai, diventata una città a tema, sfavillante di centri commerciali e finzione; la Thailandia, ben posizionata nel mercato turistico mondiale, fatta di divertimento, sesso e tanto fitness dove l’autore trascorre un periodo di salutare purificazione; le isole Andamane, nell’Oceano Indiano, semidistrutte dallo Tsunami del dicembre 2004 e dove l’”altrove” inizia a intravedersi. Ma sarà solo giunto sull’isola di Papua che riuscirà a riconoscersi come un “turista nudo”, lasciando cadere ogni pregiudizio sull’ignoto, riprendendo contatto con sé stesso e con una popolazione primordiale, incontaminata e libera da ogni condizionamento, una popolazione di selvaggi che non conosce niente al di là dell’orizzonte. Si ritroverà nudo, cosparso di grasso suino e felice nel pieno di un’orgia tribale, pensando che “altrove” sia il contrario di “ovunque” e dimostrandoci che qualcosa dentro di noi non morirà mai, basta saperlo ascoltare.
Lawrence Osborne è nato in Inghilterra, ha studiato lingue moderne a Cambridge e ad Harvard. Ha poi vissuto a Parigi per dieci anni, dove ha scritto il suo primo romanzo “Ania Malina” e in seguito il diario di viaggio “Paris Dreambook”. Successivamente si è trasferito a New York e dal 1992 ha vissuto dividendo il suo tempo tra gli Stati Uniti e l’Estremo Oriente. Attualmente collabora con varie testate, fra le quali il New Yorker, il New York Times e Vogue.
Recensione di Paola Pedrini
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